Tratto dal LinghshuIl grande agopuntore
è un artista e un sapiente dal cuore generoso. La tradizione l'ha iniziato al mistero ed egli si mantiene davanti alla porta di tutte le meraviglie. La sua mano si dirige da sola verso il "luogo" del corpo dove, nell'incrociarsi dei soffi, si radicano gli Spiriti. Abile e sicura, questa mano è abbandonata all'ispirazione degli Spiriti che dimorano in lui. La sua scienza è monumentale, la sua abilità accorta, il suo tocco è quello di un musicista cieco, il suo cuore si eleva con uno slancio magnanimo. Il grande agopuntore giungerà alle radici della vita, là dove ogni istante arriva "il vergine, il vivace". Il paziente dimentica di essere stato malato. Si immerge nel dolce calore e nella luce. La vivacità zampilla e fuoriesce. L'uomo ritornato sano ha il viso disteso, i tratti riposati, un bel colorito; il passo è svelto, il gesto è pronto ma si sa trattenere, lo spirito è rapido ma composto, il proposito è sensato e aperto, la volontà pronta a tutto. Attraverso la luminosità degli Spiriti si rende manifesto il rinnovamento di un vivente. |
Parole di Laura BertelèAncora una volta avevo sperimentato come la Verità
sia una strada di conoscenza e non un soggetto di nostra proprietà: della verità possiamo cogliere soltanto qualche aspetto, ma non la coglieremo mai nella sua totalità. Anche l'uomo non può essere un assoluto inquadrabile. Ogni uomo, ogni individuo è una realtà, una verità da scoprire progressivamente e di cui comunque avremo una conoscenza parziale. Come pensare che ci sia una terapia aprioristicamente prefabbricata, valida per tutto e per tutti? |
L'InfinitoSempre caro mi fu
quest'ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quïete io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare. Giacomo Leopardi |