Simona Zannoni
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Tratto dal Linghshu

Il grande agopuntore 
è un artista e un sapiente dal cuore generoso.
La tradizione l'ha iniziato al mistero 
ed egli si mantiene davanti alla porta
di tutte le meraviglie.
La sua mano si dirige da sola
verso il "luogo" del corpo dove, 
nell'incrociarsi dei soffi,
si radicano gli Spiriti.
Abile e sicura,
questa mano è abbandonata 
all'ispirazione degli Spiriti
che dimorano in lui.
La sua scienza è monumentale,
la sua abilità accorta, il suo tocco è quello di un musicista cieco,
il suo cuore si eleva
con uno slancio magnanimo.

Il grande agopuntore giungerà
alle radici della vita,
là dove ogni istante arriva
"il vergine, il vivace".

Il paziente dimentica
di essere stato malato.
Si immerge nel dolce calore
e nella luce.
La vivacità zampilla e fuoriesce.
L'uomo ritornato sano ha il viso disteso, i tratti riposati,
​un bel colorito;
il passo è svelto, il gesto è pronto ma si sa trattenere,
lo spirito è rapido ma composto,
il proposito è sensato e aperto,
la volontà pronta a tutto.
Attraverso la luminosità degli Spiriti
si rende manifesto
​il rinnovamento di un vivente.
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Parole di Laura Bertelè

Ancora una volta avevo sperimentato come la Verità
sia una strada di conoscenza
e non un soggetto di nostra proprietà:
della verità possiamo cogliere
soltanto qualche aspetto,
ma non la coglieremo mai
nella sua totalità.
Anche l'uomo non può essere
un assoluto inquadrabile.
Ogni uomo, ogni individuo
è una realtà, una verità da scoprire progressivamente
 e di cui comunque avremo
​una conoscenza parziale.
Come pensare che ci sia una terapia 
​aprioristicamente prefabbricata, valida per tutto e per tutti?
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L'Infinito

Sempre caro mi fu
quest'ermo colle, 
e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte 

il guardo esclude. 
Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella,
e sovrumani silenzi, 

e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, 

ove per poco 
il cor non si spaura. 
E come il vento
odo stormir tra queste piante,
io quello infinito silenzio
a questa voce vo comparando:
e mi sovvien l'eterno, 
e le morte stagioni, 

e la presente e viva, 
e il suon di lei. 
Così tra questa immensità
s'annega il pensier mio: 
e il naufragar m'è dolce
​in questo mare.

Giacomo Leopardi

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