Simona Zannoni
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Il giro di boa

11/4/2018

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di Simona Zannoni
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​Celebro
e condivido anche così
il mio giro di boa*.


Perché arriva, si, il tempo, ed è concreto, reale, corporeo:
è il tempo in cui intravedi e poi nuoti tutto intorno alla boa.
La tua boa, quella che sapevi sarebbe arrivata, prima o poi,
la stessa che appare in superficie,
ma che tu continui a sentire in profondità
solo a tratti raggiungibili.


A nuoto, da sola, tra diverse correnti
– fredde, fresche, tiepide –
mi sono spinta molto in là,
ben oltre lo spazio/tempo confortevole
del nido amorevole che mi ha accolta,
per tanto tempo, tempo caro.
Sono stata ricacciata via da quel nido,
poco importa quanto e se lo volessi,
mi son ritrovata in mare aperto,
senza saper nemmeno riuscire a ricordare,
sempre e bene,
come si facesse a nuotare.
​Rimanere a galla, sola, nelle correnti,
tra il terrore e l’amore immenso per la profondità del mare.
Ho nuotato per mesi: 
pochi tronchi, nessuna zattera e nessun orizzonte in vista.
Ho incontrato pesci e pesciolini, 
rifiuti umani e alghe vischiose che richiamavano giù.


Finché è apparsa lei, la boa.
Mi aspettavo di raggiungerla in occasione di date ricorrenti, 
in passaggi scanditi da chissà quale calendario.
Invece no.
L’unico riferimento ciclico arriva dal mio corpo, 

come sempre,
dal mio ciclo ormonale che sostiene, incoraggia,
fluisce 
nelle mie correnti interiori,
e sa come sancire il tempo del passaggio.


È il momento di tornare a casa.

..e solo il Cielo sa 
quanto io sia fiera di essere arrivata fino qui

senza aver cercato scampo, ripari fortuiti, ripieghi dissonanti.
Nessuna zattera o salvagente,
nemmeno il bisogno di odiare,
nemmeno il bisogno di chiodi schiaccianti,
nemmeno il bisogno di palliativi 
per ubriacarmi, distrarmi o portarmi via,
in luoghi e tempi disperdenti.
Sono rimasta sola in mezzo al mare, 
sapevo sarebbe arrivata la boa intorno a cui ruotare.
Sapevo che solo così, incontrando e oltrepassando lei, 
avrei potuto tornare verso casa.
Lì, ora, ruotando intorno alla boa, lascio e cedo tutto:
la bellezza come la fatica vissute,
la gratitudine come il peso vissuti.
Lascio andare, lì, nelle correnti più profonde,
affinché il mare trasformi e rinnovi.

"Sulle sponde del fiume Piedra
mi sono seduta e ho pianto
"

Qualche minuto per osservare, per onorare,
per ringraziare, per augurare il bene.
Si. 
Ma io ora torno verso casa.
* Qui si intende un giro di boa simbolico, senza la minima intenzione
di urtare la sensibilità di chi, comprensibilmente,
sostituisce questa mia immagine 
con i naufragi terribili e tutt'altro che simbolici
​del nostro tempo, nei nostri mari.

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La Resa

2/22/2018

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di Simona Zannoni
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Come sarebbe se riuscissimo a..  stare?
Proprio stare.
Stare lì, stare qui, stare ancora.

Lì, se ne siamo ancora un po’ distanti;
qui, se siamo riusciti ad entrarci dentro;
ancora, se abbiamo imparato a resistere, almeno un po',
​nella resilienza,

non più in fuga, non più distratti da altro.
 
Non so bene come sarebbe si ci riuscissimo,
un po' lo intuisco, a tratti lo vivo.

Di fatto, la strada mi par quella.
Lo stare nel proprio sentire
è quello di chi non getta responsabilità altrove
e al di fuori di sé.
Lo stare nelle proprie scelte
è quello di chi ha imparato
a ricordare i gesti delle sue mani,
mentre tesseva trama e ordito
​dei suoi giorni.
Lo stare nel proprio corpo, qualunque sia,
come unico, vero e immenso regalo.
Lo stare nel proprio gaudio
è quello di chi ha superato e integrato l’inesistente colpa,
​l’altrui peccato,
primarie menzogne
​e primari inganni.
Lo stare nel proprio dolore è quello di chi sa riconoscere ovunque la risorsa, l’opportunità, l’occasione
per far crescere, ripulire e nutrire Anima.
 
Lo stare sul confine
dell'equilibrio-non-equilibrio
è quello di chi riesce ad accogliere
la perdita di controllo
e si mette sulla strada
per andare anche solo un po' oltre

nonostante i non so 
e nonostante i mi perdo..
Lo stare nel contatto vivo con la Natura
– Terra, Aria, Acqua, Fuoco, ma anche i cinque, sei, forse sette sensi, ognuna delle cellule, ognuna delle molecole –
è quello di chi ha fatto pace, profonda,
con l’incarnazione che ci attraversa,
che ci precede e che dimenticherà le nostre identità.
Lo stare nel silenzio
​di ciò che non so definire
– perché troppo luminoso, troppo estatico, troppo oltre, troppo amore –
è quello che regala tutto il nutrimento, la protezione,
le risorse, il sostegno di cui sentiamo di aver bisogno.
Tutte le volte che in questi anni di percorsi ed esperienze
ho incontrato e vissuto potenti strumenti
di guarigione profonda e crescita personale
– fosse un percorso terapeutico, un vissuto doloroso,
​un cambiamento molto impegnativo,
un tamburo, un respiro circolare, una sostanza enteogena,
ma anche e soprattutto
​una relazione d’amore, una relazione sessuale,

una qualunque possibilità di scendere in profondità –
​ogni volta, lo ripeto, torna la resistenza.
La resistenza
Quel che ci porta a fuggire.
Quel che ci porta a mentire, in ultimo agli altri.
Quel che ci rinchiude in una qualunque rassicurante,
ma limitante definizione.
Quel che ci porta a tornare in superficie.
Quel che ci priva della speranza, della fiducia di farcela.
Quel che ci allontana dall’intento iniziale.
Quel che alimenta paura, anziché amore.
Quel che realmente e potentemente ci porta dritti nel dolore.
Non appare né bella, né utile, né piacevole,
eppure incappiamo lì, ogni volta.
In alcune situazioni la incontriamo e ne siamo consapevoli;
in altre la neghiamo con la tenacia di tigri inferocite;
in altre ancora ci arrendiamo, riducendo e impoverendo
tutto ciò che in realtà siamo.
Non ho risposte quando mi domando:
“Perché resistiamo tanto?”
Quale programma,
quale dispositivo,
quale hard disk,
quale grave minaccia
ci tenga intrappolati altrove
​e ci porti a resistere alla vita,
al superamento del dolore, alla pienezza, alla gioia,
alla comunione profonda..
No, io non lo so.
Posso intuire qualcosa,
ma il sapere è altro.
Solo guardo con interesse e sorriso,
oltre che con tremore riverente e silenzioso,
i momenti di caos e di destabilizzazione
i momenti del “Così non posso andare avanti”;
i momenti in cui tutto intorno crolla e r
imane unicamente il
"Io so chi sono e so che ce la faccio".


..allora rimane la resa.


Rimane Anima,
apparentemente solo Anima.

..e penso che ce la faremo.
Penso che andrà tutto bene.
 ​​ ​​​

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La via del corpo

7/14/2017

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di Simona Zannoni
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Circa vent'anni fa
un bravo medico - che tutt'ora stimo - ha ascoltato il racconto di me e del mio corpo per diverse decine di minuti.
​Avevo tanto da raccontare (come ognuno di noi quando sente di poter esprimere liberamente) e già da qualche anno praticavo e vivevo ogni giorno le mie amatissime Discipline Orientali (Riflessologia Plantare e Shiatsu) quindi la strada della ricerca e dell’approfondimento era già iniziata.
Quel medico mi disse qualcosa che non ho mai dimenticato e cioè che ci sarebbero stati tre modi possibili, tre strade di accesso per arrivare al nocciolo di me stessa, per arrivare, se non alla cura, al mio.. chiamiamolo nucleo di benessere.

«Una – mi disse – è la via della spiritualità; l’altra è la via della psicoanalisi; la terza è la via dell’alimentazione».
Mi aveva disegnato
anche un grafico,
fatto di circolarità
​e di frecce direzionate
​verso un nucleo centrale.
​
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È stato importante per me ascoltarlo e, di fatto, in questi ultimi vent'anni, ho approfondito e nutrito con dedizione e passione tutti e tre questi aspetti, come ricerca personale, prima di tutto.
Esprimo spesso che ciò che mi ha portato alla mia adorata professione sono stati i sintomi e i disagi di allora,
che non ho mai smesso di onorare e ringraziare.
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Per quel che riguardava
la via della spiritualità,
ero e sono agevolata:
i miei passi lungo quel sentiero
si sono sempre mossi spontaneamente e senza particolare fatica,
​allora come ora.
​Proseguo sul cammino.
Per quel che riguardava la via della psicoanalisi, no, non ero né agevolata, né pronta, anzi: quel suggerimento mi offendeva, mi umiliava, mi innervosiva.
«Ce l’ho sempre fatta da sola e continuerò a farcela da sola!» era il mio mantra.
«Tutti i libri di auto-aiuto e di consapevolezza che mi leggo bastano e avanzano, e poi.. chi ce li ha tutti quei soldi?!»
era il seguito del mantra.
Tuttavia, quel suggerimento ad un certo punto ha fatto breccia, i soldi sono sempre stati lì e l’esperienza meravigliosa dell’analisi è arrivata, con innumerevoli e preziosissimi doni.
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​Per quel che riguardava la via dell’alimentazione, fin da subito colsi quell’invito, nuovo e insolito per me allora – mi riferisco agli anni 1999-2000. Non sono tardate maestre e cuoche meravigliose, vere e proprie sciamane sui fornelli (non esagero) che mi hanno rieducato al potere e all’arte curativa degli alimenti e del cibo cucinato. Credo che anche su quel sentiero rimarrò tutta la vita e non smetterò di imparare e approfondire, ogni giorno, come sul sentiero della spiritualità.
Ringrazio qui e pubblicamente quel medico perché quegli input hanno fatto crescere tanto
e hanno sanato tanta parte del mio nucleo.
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Però io mi sento di aggiungere una via.
..che non è necessariamente la quarta sulla lista,
dopo le altre tre.
È una via che ha come viandante privilegiato colui che contiene e racchiude in sé tutte le altre vie elencate,
proprio come fosse un nastro incantato, un involucro potente quanto delicato, a tratti insondabile quanto meraviglioso,
​il più prezioso dei doni: il corpo.


In questi anni di vita e condivisione umana e professionale l’amore per il corpo – per le sue modalità, le potenzialità, le espressioni, gli aneliti come i rigurgiti – è cresciuto a dismisura e mi porta a sentire che la via del corpo rimane la mia prediletta, la più autentica, per il mio sentire.
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​Certo, non sono né la prima, né la sola, né l’ultima ad essersi innamorata e a nutrire questa via, ed io ne sono felice perché posso condividere questa mia passione con tante persone in cammino e in ricerca, posso imparare da tanti e tanti insegnanti sul sentiero con me.
 
Non aggiungerò tante altre parole a questo articolo,
la mia intenzione è quella di suscitare emozione e pensiero intorno alla bellezza di questa 
via, poco di più.
Voglio invitare alla gratitudine per questo strumento  preziosissimo, per questo veicolo meraviglioso, per questo bene inestimabile a disposizione delle nostre anime,
​così
calate nella vita.

Queste parole sono un omaggio al corpo, il mio ennesimo omaggio al corpo.
Questo articolo vuole sottolineare e condividere la bellezza che incontro ogni giorno nel mio lavoro: il corpo è autentico, si esprime molto spesso con chiarezza (al di là del nostro non saper vedere o considerare) e troppe volte lo obblighiamo a sopravvivere ai nostri soprusi.
E nonostante tutto, oltre le innumerevoli pulsioni - fuori e dentro di noi - il corpo vive e si riproduce grazie alla sua saggezza antica e ancestrale, comune denominatore profondissimo di ognuno di noi.

 
È sempre attraverso il corpo che aneliamo alla spiritualità.
È grazie al corpo che accediamo all’inconscio o viviamo emozione.
È il nostro corpo che elabora e porta vita attraverso il cibo.
Inoltre, è sempre il corpo che ci permette di amare e di appassionarci, di portare frutto e creatività.

 
È un grande privilegio occuparmi dei corpi.
Ringrazio.
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    L'autrice

    Benvenuto e Benvenuta
    nel mio blog.
    Sono Simona Zannoni
    e qui troverai
    ciò che penso,
    ciò che vivo e
    ciò che condivido.
    Non ho mai smesso di cercare e scelgo di cambiare
    - idea od emozione - piuttosto che chiudermi
    in recinti tossici.
    Perché il cuore,
    così come la mente,
    ​è come un paracadute: funziona solo se si apre.

    ​

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