Simona Zannoni
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Il giro di boa

11/4/2018

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di Simona Zannoni
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​Celebro
e condivido anche così
il mio giro di boa*.


Perché arriva, si, il tempo, ed è concreto, reale, corporeo:
è il tempo in cui intravedi e poi nuoti tutto intorno alla boa.
La tua boa, quella che sapevi sarebbe arrivata, prima o poi,
la stessa che appare in superficie,
ma che tu continui a sentire in profondità
solo a tratti raggiungibili.


A nuoto, da sola, tra diverse correnti
– fredde, fresche, tiepide –
mi sono spinta molto in là,
ben oltre lo spazio/tempo confortevole
del nido amorevole che mi ha accolta,
per tanto tempo, tempo caro.
Sono stata ricacciata via da quel nido,
poco importa quanto e se lo volessi,
mi son ritrovata in mare aperto,
senza saper nemmeno riuscire a ricordare,
sempre e bene,
come si facesse a nuotare.
​Rimanere a galla, sola, nelle correnti,
tra il terrore e l’amore immenso per la profondità del mare.
Ho nuotato per mesi: 
pochi tronchi, nessuna zattera e nessun orizzonte in vista.
Ho incontrato pesci e pesciolini, 
rifiuti umani e alghe vischiose che richiamavano giù.


Finché è apparsa lei, la boa.
Mi aspettavo di raggiungerla in occasione di date ricorrenti, 
in passaggi scanditi da chissà quale calendario.
Invece no.
L’unico riferimento ciclico arriva dal mio corpo, 

come sempre,
dal mio ciclo ormonale che sostiene, incoraggia,
fluisce 
nelle mie correnti interiori,
e sa come sancire il tempo del passaggio.


È il momento di tornare a casa.

..e solo il Cielo sa 
quanto io sia fiera di essere arrivata fino qui

senza aver cercato scampo, ripari fortuiti, ripieghi dissonanti.
Nessuna zattera o salvagente,
nemmeno il bisogno di odiare,
nemmeno il bisogno di chiodi schiaccianti,
nemmeno il bisogno di palliativi 
per ubriacarmi, distrarmi o portarmi via,
in luoghi e tempi disperdenti.
Sono rimasta sola in mezzo al mare, 
sapevo sarebbe arrivata la boa intorno a cui ruotare.
Sapevo che solo così, incontrando e oltrepassando lei, 
avrei potuto tornare verso casa.
Lì, ora, ruotando intorno alla boa, lascio e cedo tutto:
la bellezza come la fatica vissute,
la gratitudine come il peso vissuti.
Lascio andare, lì, nelle correnti più profonde,
affinché il mare trasformi e rinnovi.

"Sulle sponde del fiume Piedra
mi sono seduta e ho pianto
"

Qualche minuto per osservare, per onorare,
per ringraziare, per augurare il bene.
Si. 
Ma io ora torno verso casa.
* Qui si intende un giro di boa simbolico, senza la minima intenzione
di urtare la sensibilità di chi, comprensibilmente,
sostituisce questa mia immagine 
con i naufragi terribili e tutt'altro che simbolici
​del nostro tempo, nei nostri mari.

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La Resa

2/22/2018

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di Simona Zannoni
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Come sarebbe se riuscissimo a..  stare?
Proprio stare.
Stare lì, stare qui, stare ancora.

Lì, se ne siamo ancora un po’ distanti;
qui, se siamo riusciti ad entrarci dentro;
ancora, se abbiamo imparato a resistere, almeno un po',
​nella resilienza,

non più in fuga, non più distratti da altro.
 
Non so bene come sarebbe si ci riuscissimo,
un po' lo intuisco, a tratti lo vivo.

Di fatto, la strada mi par quella.
Lo stare nel proprio sentire
è quello di chi non getta responsabilità altrove
e al di fuori di sé.
Lo stare nelle proprie scelte
è quello di chi ha imparato
a ricordare i gesti delle sue mani,
mentre tesseva trama e ordito
​dei suoi giorni.
Lo stare nel proprio corpo, qualunque sia,
come unico, vero e immenso regalo.
Lo stare nel proprio gaudio
è quello di chi ha superato e integrato l’inesistente colpa,
​l’altrui peccato,
primarie menzogne
​e primari inganni.
Lo stare nel proprio dolore è quello di chi sa riconoscere ovunque la risorsa, l’opportunità, l’occasione
per far crescere, ripulire e nutrire Anima.
 
Lo stare sul confine
dell'equilibrio-non-equilibrio
è quello di chi riesce ad accogliere
la perdita di controllo
e si mette sulla strada
per andare anche solo un po' oltre

nonostante i non so 
e nonostante i mi perdo..
Lo stare nel contatto vivo con la Natura
– Terra, Aria, Acqua, Fuoco, ma anche i cinque, sei, forse sette sensi, ognuna delle cellule, ognuna delle molecole –
è quello di chi ha fatto pace, profonda,
con l’incarnazione che ci attraversa,
che ci precede e che dimenticherà le nostre identità.
Lo stare nel silenzio
​di ciò che non so definire
– perché troppo luminoso, troppo estatico, troppo oltre, troppo amore –
è quello che regala tutto il nutrimento, la protezione,
le risorse, il sostegno di cui sentiamo di aver bisogno.
Tutte le volte che in questi anni di percorsi ed esperienze
ho incontrato e vissuto potenti strumenti
di guarigione profonda e crescita personale
– fosse un percorso terapeutico, un vissuto doloroso,
​un cambiamento molto impegnativo,
un tamburo, un respiro circolare, una sostanza enteogena,
ma anche e soprattutto
​una relazione d’amore, una relazione sessuale,

una qualunque possibilità di scendere in profondità –
​ogni volta, lo ripeto, torna la resistenza.
La resistenza
Quel che ci porta a fuggire.
Quel che ci porta a mentire, in ultimo agli altri.
Quel che ci rinchiude in una qualunque rassicurante,
ma limitante definizione.
Quel che ci porta a tornare in superficie.
Quel che ci priva della speranza, della fiducia di farcela.
Quel che ci allontana dall’intento iniziale.
Quel che alimenta paura, anziché amore.
Quel che realmente e potentemente ci porta dritti nel dolore.
Non appare né bella, né utile, né piacevole,
eppure incappiamo lì, ogni volta.
In alcune situazioni la incontriamo e ne siamo consapevoli;
in altre la neghiamo con la tenacia di tigri inferocite;
in altre ancora ci arrendiamo, riducendo e impoverendo
tutto ciò che in realtà siamo.
Non ho risposte quando mi domando:
“Perché resistiamo tanto?”
Quale programma,
quale dispositivo,
quale hard disk,
quale grave minaccia
ci tenga intrappolati altrove
​e ci porti a resistere alla vita,
al superamento del dolore, alla pienezza, alla gioia,
alla comunione profonda..
No, io non lo so.
Posso intuire qualcosa,
ma il sapere è altro.
Solo guardo con interesse e sorriso,
oltre che con tremore riverente e silenzioso,
i momenti di caos e di destabilizzazione
i momenti del “Così non posso andare avanti”;
i momenti in cui tutto intorno crolla e r
imane unicamente il
"Io so chi sono e so che ce la faccio".


..allora rimane la resa.


Rimane Anima,
apparentemente solo Anima.

..e penso che ce la faremo.
Penso che andrà tutto bene.
 ​​ ​​​

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Alle sorgenti del Qi del Cielo Posteriore:   la Fase di Milza e Stomaco

7/19/2017

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di Simona Zannoni
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Conto sul fatto che la maggior parte di noi conosca molto, molto bene il senso, il valore e l’importanza della cucina,
tra le stanze della sua casa.
Per descrivere la Fase di Milza e Stomaco, infatti,
userò l'analogia della cucina
– e di tutto ciò che tradizionalmente colleghiamo ad essa.
La cucina è..
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  • La stanza in cui abitualmente troviamo, cuciniamo e mangiamo il cibo.
  • La stanza in cui incontriamo spesso e volentieri chi vive con noi, oppure chi viene a trovarci, sicuramente chi ci è familiare.
  • La stanza in cui possiamo assimilare, condividere, scambiarci cibo e dialogo, alimenti e nutrienti, più o meno materiali, più o meno di qualità – a noi la scelta.​
Tutto questo è la cucina: 
crocevia e centro 
delle nostre case e delle nostre vite
​proprio come sono Milza e Stomaco per il nostro corpo.
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L’elemento di Milza e Stomaco è la Terra.
La collaborazione di questa coppia
Organo-Viscere
è strettissima come nessun’altra coppia
​in Medicina Cinese
 
e viene raffigurata al centro di tutto il movimento energetico delle Cinque Fasi, come fulcro per tutti gli altri elementi. ​
Proprio come sono le cucine nelle nostre case,
la Terra in noi è un elemento centrale, forte e solido,
che permette la vita e distribuisce l'energia.
E' qui che vengono controllati e tesaurizzati
i depositi e le riserve di cibo;
è qui che si governano tutti i processi di elaborazione, metabolizzazione, trasformazione e digestione,
non solo alimentare;
​è qui che viene garantito il passaggio armonioso tra le energie e le sostanze, 
tra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori, 
tra le diverse stagioni e le diverse fasi della vita;
​è qui che si provvede al fabbisogno quotidiano e sostanziale di tutti gli altri abitanti della casa.
Per questo Milza e Stomaco sono detti la
«Radice del Cielo Posteriore»:
qui si estrae il Qi del cibo
​(Gu Qi) e si producono
Qi e Sangue
,
cioè il nutrimento
essenziale e necessario
​alla nostra esistenza.
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È qui che trovano sorgente e genesi le nostre identità e personalità, il nostro temperamento e ogni nostro condizionamento, intesi come la metabolizzazione personalissima ed individuale della relazione con noi stessi, con l’altro e con la società intera. ​
Inoltre..
Qui prende forma l’arte del ricevere che diviene dare.
Qui l’individuo assapora e conosce
​il gusto per le prelibatezze della vita.
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Ognuno di noi, in questa stanza, impara ad accogliere e integrare
i passaggi, i cambiamenti,
​gli stimoli, ogni trasformazione che la vita porgerà sulla nostra tavola, più o meno imbandita.
Il corretto e libero fluire
del Qi di Stomaco e Milza
è cruciale e fondante
per un’adeguata attività fisiologica.
Il loro movimento
​va in direzioni
opposte e complementari.
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Il Qi della Milza sale verso l’alto,
per nutrire il torace (Qi per il Polmone, Sangue per il Cuore)
e per mantenere nella loro sede sangue, organi e tessuti.

Il deficit del Qi della Milza, infatti, si può manifestare con emorragie e con prolassi di organi e/o tessuti.
Quando la nostra Milza è in forma ce ne accorgiamo
perché la digestione e l’appetito sono buoni,
l’assorbimento e l’assimilazione sono sufficienti e nella norma, le evacuazioni sono regolari.

Se invece il Qi della Milza è in carenza,
si presentano scarso appetito, cattiva digestione e assimilazione, gonfiore addominale, feci non formate, astenia e freddolosità, soprattutto ai quattro arti – perché questo Organo controlla i muscoli e i quattro arti.

La Milza..
  • Si esprime nella bocca, organo di senso legato al gusto.
  • Corrisponde alla carne, intesa come tessuto sottocutaneo e connettivale, con le funzioni di nutrizione e collegamento.
  • E' associata al colore giallo, il colore dei cereali che giungono a maturazione, nel loro significato di nutrimento che proviene dalla Terra.
Il Qi dello Stomaco scende verso il basso:
frammenta, omogeneizza, trasforma
e controlla il trasporto dei cibi verso gli intestini.

Quando questa sua discesa trova difficoltà e/o rallentamenti possono comparire nausea, eruttazioni, vomito, alitosi, stanchezza e debolezza muscolare. 
La Milza teme l’umidità e ama la secchezza,
​infatti è l’organo maggiormente in relazione con la fisiologia, la metabolizzazione e le patologie dei Liquidi Corporei.
La presenza di umidità in eccesso può risultare nociva se penetra all'interno dell’organismo,  perché tende a ristagnare creando danni allo yang e blocchi al libero fluire dell’energia. Il danno maggiore viene portato proprio alla Milza, che non riesce più a metabolizzare i liquidi, e di conseguenza allo Stomaco. La penetrazione dell’umidità potrebbe creare dei ristagni e accumuli all'interno del nostro corpo, con sintomi dolorosi anche alle articolazioni e alla muscolatura.
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​Questo significa - spostando di poco il punto di vista - che in presenza di diarrea, muco, oppressione toracica, edemi,
ritenzione idrica, un certo tipo di obesità, ma anche leucorrea e cistite, il Qi della Milza potrebbe essere in deficit.
Lo Stomaco ama mantenersi umido e teme la secchezza:
mescola cibi e liquidi, fornendo al corpo
​la Sorgente dei Liquidi Corporei (Maciocia).
Lo Stomaco teme più di altri organi la secchezza e la disidratazione (deficit di yin).​
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Questo Viscere spesso esprime sindromi legate al ristagno e alla pienezza, ma anche al Calore che può divenire Fuoco: 
bruciori di varia entità, sete, fessurazioni alla lingua, cattiva digestione, ma anche agitazione e tensione emotiva, confusione mentale, ansietà, fame compulsiva, ipomania ed esaltazione dell’attività motoria, sono tutti possibili segni di Fuoco allo Stomaco.
Preoccupazioni e pensieri eccessivi, a loro volta, danneggiano e generano stasi e Calore allo Stomaco.
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Rimanendo ancora nella dimensione emotiva di questa Fase, come in ogni Organo, anche nella Milza risiede un particolare tipo di Shen (Spirito): qui, infatti,
alloggia il Pensiero (Yi)
cioè la Riflessione, nella sua forma più armonica:
la nostra capacità di dar forma e concretezza al pensiero,
allo studio, alla concentrazione, e alla memorizzazione.

Quando il Qi della Milza è in pienezza
riusciamo a espletare senza fatica queste funzioni, organizziamo il pensiero e i progetti con linearità,
senza perderci o disperderci.

Quando invece il Qi della Milza è in carenza si annoda e diviene Preoccupazione: 
il pensiero diviene offuscato, ossessivo e
rimuginante,
l'empatia eccessiva, ​la concentrazione difficile
e la memoria scarsa,
proprio come se fossimo avvolti da una fitta nebbia.. umida.

D’altro canto, il Qi della Milza viene danneggiato e indebolito da intensi e prolungati periodi di attività mentale.
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Il Lei Jing (Classico delle categorie) del 1624
​scritto da Zhang Je Bin dice:

“La Milza appartiene alla Terra che è di pertinenza del Centro,
​la sua influenza si manifesta per 18 giorni alla fine di ognuna delle quattro stagioni e non fa parte di nessuna stagione in particolare
”.
Proprio come regolarmente e ciclicamente anche noi,
ogni giorno, passiamo dalla cucina in cerca di nutrimento,
anche la Terra, ciclicamente e alla fine di ogni stagione, transita dal Centro, si alimenta e si occupa degli approvvigionamenti, sia alimentari che affettivo-intellettuali.
..ed è interessante notare anche come normalmente i cambi di stagione siano proprio caratterizzati da perturbazioni e aumento di umidità.

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Questa sua ciclicità porta la Milza ad essere 
il Ministro delle Mutazioni, 
​il maestro indiscusso della capacità
​di Flessibilità e Trasformazione
​ad ogni livello.
Le turbe a suo carico, infatti, si manifestano nella rigidità  e nell'incapacità di gestire mutamenti e trasformazioni,
non solo a livello digestivo, ma anche a livello fisiologico,
​nei passaggi delle diverse fasi della vita.
Bene.. ma cosa possiamo fare,
concretamente,
per mantenere nel libero fluire
​il Qi di Milza e Stomaco?
Prima di tutto, se vogliamo nutrire la Terra in noi,
sarà importantissimo stare a contatto
proprio con lei, la Terra, e con la Natura, il più possibile.
Camminare, mantenere passo e radicamento..
sembreranno suggerimenti banali, ma non lo sono affatto
e portano grande beneficio.
Poi, certamente, sarà indispensabile occuparci dell'alimentazione.
​Così come all'interno di ogni cucina un buon pasto si caratterizzerà prima di tutto dalla 
qualità e dalla quantità del cibo che utilizziamo, così anche il benessere e il buon funzionamento di questi due organi dipenderà moltissimo dalla qualità e dalla quantità del cibo che assumiamo.
La Milza predilige cibi di natura calda e secca:
i cereali integrali cotti – soprattutto nella prima parte della giornata – sono un buon nutrimento per la Milza,
ma anche le verdure cotte, i legumi, la carne e le spezie.

Questo organo teme le bevande e i cibi freddi e crudi,
troppo yin: insalate, frutta, latticini, gelati.
Un consumo eccessivo di questi alimenti può portare all'indebolimento del Qi della Milza, con conseguenti difficoltà digestive, accumulo di umidità interna e/o muco, sensazioni di gonfiore e oppressione al torace, al ventre,
​agli arti inferiori.
Lo Stomaco, a differenza della Milza, predilige i cibi umidi e non troppo secchi (cibi cotti al forno o alla brace)
perché teme la perdita eccessiva di Liquidi Corporei.

Se vogliamo aiutare lo Stomaco nel suo compito quotidiano, facciamo una buona e adeguata colazione,
non mangiamo cibi troppo caldi o troppo freddi,
mastichiamo bene e a lungo,
manteniamo regolarità negli orari, evitando troppi spuntini
e mangiamo poco la sera, soprattutto se dopo le ore 20.


Questi sono suggerimenti ad uso quotidiano,
semplici ed essenziali, ma efficacissimi.

Tuttavia, ciò che maggiormente e sempre farà la differenza,
nel rapporto quotidiano con il cibo e la nostra alimentazione, sarà una crescente consapevolezza di come e quanto reagisca il nostro corpo dinnanzi a tutto ciò che quotidianamente fagocitiamo
​di solido, di emozionale o di esperienziale. 
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Per concludere questo articolo, chiedo venia agli esperti di alimentazione e dietetica, sia occidentale che cinese:
il mio è un approccio divulgativo e di fruibile informazione che non ha alcuna pretesa di essere esaustivo o dettagliato.

Nell'ambito della Medicina Tradizionale Cinese il cibo, insieme all'arte dell’alimentazione, è un tema fondamentale e importantissimo – considerato al pari dell’agopuntura, della fitoterapia, del massaggio e del Qi gong – per armonizzare la condizione energetica individuale, per mantenere benessere e per prevenire malesseri di varia natura.
La mia intenzione è quella di suscitare l’interesse, facilitare la conoscenza e magari.. far innamorare della Medicina Tradizionale Cinese.
I lettori interessati all'approfondimento
​di questi preziosissimi argomenti sapranno a chi rivolgersi,
ben oltre queste mie parole.
..ed auguro con tutta me stessa
ad ogni Terra
Prosperità, Vita, Vitalità, Armonia e Benessere Pieno

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La via del corpo

7/14/2017

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di Simona Zannoni
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Circa vent'anni fa
un bravo medico - che tutt'ora stimo - ha ascoltato il racconto di me e del mio corpo per diverse decine di minuti.
​Avevo tanto da raccontare (come ognuno di noi quando sente di poter esprimere liberamente) e già da qualche anno praticavo e vivevo ogni giorno le mie amatissime Discipline Orientali (Riflessologia Plantare e Shiatsu) quindi la strada della ricerca e dell’approfondimento era già iniziata.
Quel medico mi disse qualcosa che non ho mai dimenticato e cioè che ci sarebbero stati tre modi possibili, tre strade di accesso per arrivare al nocciolo di me stessa, per arrivare, se non alla cura, al mio.. chiamiamolo nucleo di benessere.

«Una – mi disse – è la via della spiritualità; l’altra è la via della psicoanalisi; la terza è la via dell’alimentazione».
Mi aveva disegnato
anche un grafico,
fatto di circolarità
​e di frecce direzionate
​verso un nucleo centrale.
​
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È stato importante per me ascoltarlo e, di fatto, in questi ultimi vent'anni, ho approfondito e nutrito con dedizione e passione tutti e tre questi aspetti, come ricerca personale, prima di tutto.
Esprimo spesso che ciò che mi ha portato alla mia adorata professione sono stati i sintomi e i disagi di allora,
che non ho mai smesso di onorare e ringraziare.
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Per quel che riguardava
la via della spiritualità,
ero e sono agevolata:
i miei passi lungo quel sentiero
si sono sempre mossi spontaneamente e senza particolare fatica,
​allora come ora.
​Proseguo sul cammino.
Per quel che riguardava la via della psicoanalisi, no, non ero né agevolata, né pronta, anzi: quel suggerimento mi offendeva, mi umiliava, mi innervosiva.
«Ce l’ho sempre fatta da sola e continuerò a farcela da sola!» era il mio mantra.
«Tutti i libri di auto-aiuto e di consapevolezza che mi leggo bastano e avanzano, e poi.. chi ce li ha tutti quei soldi?!»
era il seguito del mantra.
Tuttavia, quel suggerimento ad un certo punto ha fatto breccia, i soldi sono sempre stati lì e l’esperienza meravigliosa dell’analisi è arrivata, con innumerevoli e preziosissimi doni.
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​Per quel che riguardava la via dell’alimentazione, fin da subito colsi quell’invito, nuovo e insolito per me allora – mi riferisco agli anni 1999-2000. Non sono tardate maestre e cuoche meravigliose, vere e proprie sciamane sui fornelli (non esagero) che mi hanno rieducato al potere e all’arte curativa degli alimenti e del cibo cucinato. Credo che anche su quel sentiero rimarrò tutta la vita e non smetterò di imparare e approfondire, ogni giorno, come sul sentiero della spiritualità.
Ringrazio qui e pubblicamente quel medico perché quegli input hanno fatto crescere tanto
e hanno sanato tanta parte del mio nucleo.
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Però io mi sento di aggiungere una via.
..che non è necessariamente la quarta sulla lista,
dopo le altre tre.
È una via che ha come viandante privilegiato colui che contiene e racchiude in sé tutte le altre vie elencate,
proprio come fosse un nastro incantato, un involucro potente quanto delicato, a tratti insondabile quanto meraviglioso,
​il più prezioso dei doni: il corpo.


In questi anni di vita e condivisione umana e professionale l’amore per il corpo – per le sue modalità, le potenzialità, le espressioni, gli aneliti come i rigurgiti – è cresciuto a dismisura e mi porta a sentire che la via del corpo rimane la mia prediletta, la più autentica, per il mio sentire.
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​Certo, non sono né la prima, né la sola, né l’ultima ad essersi innamorata e a nutrire questa via, ed io ne sono felice perché posso condividere questa mia passione con tante persone in cammino e in ricerca, posso imparare da tanti e tanti insegnanti sul sentiero con me.
 
Non aggiungerò tante altre parole a questo articolo,
la mia intenzione è quella di suscitare emozione e pensiero intorno alla bellezza di questa 
via, poco di più.
Voglio invitare alla gratitudine per questo strumento  preziosissimo, per questo veicolo meraviglioso, per questo bene inestimabile a disposizione delle nostre anime,
​così
calate nella vita.

Queste parole sono un omaggio al corpo, il mio ennesimo omaggio al corpo.
Questo articolo vuole sottolineare e condividere la bellezza che incontro ogni giorno nel mio lavoro: il corpo è autentico, si esprime molto spesso con chiarezza (al di là del nostro non saper vedere o considerare) e troppe volte lo obblighiamo a sopravvivere ai nostri soprusi.
E nonostante tutto, oltre le innumerevoli pulsioni - fuori e dentro di noi - il corpo vive e si riproduce grazie alla sua saggezza antica e ancestrale, comune denominatore profondissimo di ognuno di noi.

 
È sempre attraverso il corpo che aneliamo alla spiritualità.
È grazie al corpo che accediamo all’inconscio o viviamo emozione.
È il nostro corpo che elabora e porta vita attraverso il cibo.
Inoltre, è sempre il corpo che ci permette di amare e di appassionarci, di portare frutto e creatività.

 
È un grande privilegio occuparmi dei corpi.
Ringrazio.
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L'asse Cuore-Rene in Medicina Tradizionale Cinese: Mi preservo o mi disperdo?

11/23/2016

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di Simona Zannoni
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Vorrei che immaginassimo un palazzo:
imperiale, prezioso, bellissimo, molto più unico che raro.
Il signore di questo palazzo è un Imperatore. 
La saggezza e il prestigio della sua famiglia sopravvive
da molti millenni.
Questo Sovrano è solo un po' giovane, impetuoso,
forse inesperto delle cose del mondo, ma è appassionato, estroverso, brillante, geniale
e con un grande entusiasmo per la vita.
Come ogni Governatore, il nostro Imperatore
è circondato da validi Ministri, Collaboratori, Consiglieri; uno di questi è il Tesoriere, anzi, per l'esattezza
i Tesorieri sono due, rinomati per la loro saggezza
e per la loro esemplare ed oculata ponderatezza:
nelle loro mani, infatti, è custodito il Tesoro della Corona. Soltanto loro ne conoscono esattamente
la portata e l'ampiezza, per questo il loro è un compito
di estrema e vitale importanza.
​Sul loro quotidiano impegno si fonda la sopravvivenza dell'Imperatore e dell'intera Corte Imperiale.
In modo non troppo dissimile al sistema di pensiero occidentale, la cultura cinese utilizza spesso l'analogia
per descrivere il Mondo, così come viene osservato,
al di fuori e all'interno dell'essere umano.

Per loro, uomini e donne sono esseri integri e complessi, senza alcuna distinzione, nella loro interiorità,
tra il Corpo, l'Emozione e lo Spirito.

Analogicamente, per la cultura cinese l'essere umano
è un Sontuoso e Preziosissimo Palazzo, articolato, nobile
e abitato da diverse
entità e rappresentanti,
tutti con una loro specifica
energia e un loro specifico ruolo. 
Ormai sappiamo in tanti che alla base del pensiero cinese sta 
il Taijitu
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​​Ed è proprio per mantenerci connessi a questo simbolo
che ci chiedo di pensare e di sentire, leggendo queste parole, evitando le etichette - qui del tutto inutili e fuorvianti -
​del Bene del Male, del Giusto e dello Sbagliato.
​Faremo senza tutto questo, per un po'..
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Il nostro Cuore:
​è lui l'Imperatore del Palazzo,
cioè il Sovrano Assoluto
del nostro intero e complesso sistema
​di Mente-Emozione-Spirito.
E' lui che ha la Visione.
E' lui che sceglie le direzioni.
E' lui che pone gli obbiettivi 
in base al suo Valore e al suo Sogno.
Le sue reali intenzioni sono profonde,
a tratti sconosciute,
​persino ai Consiglieri,
​ma giungono da lontano:
dal Cielo Anteriore.
Il sovrano decide, solo Lui, chi e cosa sopravvive,
chi e cosa deve morire.
Lui detta i tempi, le regole, le priorità, le urgenze, le danze.
Rimane in contatto diretto con i suoi nobili Avi,
posti nel Cielo Anteriore, e lascia il compito ai suoi Consiglieri, Generali, Tesorieri e Gendarmi,
di occuparsi di tutte le altre attività utili all'Impero.
Per entrare in contatto con i suoi sudditi e con i Consiglieri stessi si serve di un Ministro speciale,
addetto alle Comunicazioni con l'interno.
I suoi piedi non sempre poggiano a Terra, il suo sguardo va in ogni direzione, il suo anelito è verso Il Cielo Anteriore ed è concentrato sul Compito affidatogli dai suo Avi.
Custodisce e trattiene in sé lo Shen, lo Spirito Supremo
che - unico nell'Universo - anima, direziona e dà vita al suo Palazzo.
Nonostante questo suo contatto diretto con la saggezza dei suoi Avi, il Sovrano mantiene in sé la freschezza e l'impeto della giovinezza, l'ingenuità e la temerarietà di chi non è abituato a considerare le conseguenze, gli errori, gli sprechi,
le follie tipiche della Gioia del Vivere.
Consiglieri, Generali, Ministri e Tesorieri
si danno un gran da fare, ogni giorno, per difenderlo:
​dai pericoli esterni come dalle sue stesse scelte.
I nostri Reni:
i nostri preziosissimi Tesorieri,
coloro che custodiscono, mantengono,
preservano e tesaurizzano
il nostro Jing, la riserva aurea insita in profondità, nelle segrete del Palazzo.
Il Jing è la Sostanza fondamentale che permette al Sovrano di incarnarsi, vivere, amare, procreare e godere di tutti i doni che il corpo offre
​nell'arco di un'intera vita.
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Il Jing è la sostanza densa alla base della nostra sopravvivenza ed è custodita nei nostri Reni: il Rene yin e il Rene yang.
A 
differenza del Qi,
il Jing non è rinnovabile, riproducibile o moltiplicabile.
Ogni Sovrano ne ha una determinata quantità,
offerta dal Cielo Anteriore agli albori della sua esistenza,
e non sempre Egli è consapevole o interessato alla quantità del Jing posto a sua disposizione.
Vero è che il vivere stesso consuma imprescindibilmente il nostro Jing e poco ci è dato per controllare o rallentarne il consumo, che rimane inevitabile: solo respirare, alimentarci e  vivere nell'equilibrio, oltre che praticare le tecniche di lunga vita, può aiutarci a preservare il Jing il più a lungo possibile.
​

All'esaurirsi del Jing il corpo muore e lo Shen fuoriesce dal Palazzo per tornare dai suoi Avi, nel Cielo Anteriore.
Nelle profondità delle Acque dense dei Reni è dunque custodito un tesoro preziosissimo alla nostra sopravvivenza,
e i nostri due Tesorieri hanno l'emerito compito di preservarlo, dosarlo con cura e parsimonia,
​per il bene dell'intero Palazzo.
In Medicina Cinese si parla di "Asse Cuore-Rene":
è un pilastro fondante della diagnostica
​come dell'intervento terapeutico.
Cuore e Rene,
Fuoco e Acqua,
Shen e Jing,
Spirito e Corpo,
Estate ed Inverno,
Caldo e Freddo,
Cielo e Terra..
Non a caso spesso ci ricordiamo che l'essere umano è come 
un seme tra Cielo e Terra, 
​tra il Cuore e i Reni.
Questi due organi sono strettamente legati e interconnessi,
le carenze o gli eccessi dell'uno si ripercuotono sull'altro e molti disturbi dell'uno nascono da un disturbo dell'altro.
Il Cuore è colui che trattiene in sé lo Shen, la Sostanza yang, legata al Cielo e al Sangue, che mantiene in noi l'intenzione e la direzione, il Valore e l'Essenza del sentimento.

Quando lo Shen è inquieto siamo portati a perdere senso e presenza, sono disturbati il nostro sonno e la nostra lucidità, emotiva e logica.
Uno Shen poco radicato tenderà a renderci evanescenti, inconcludenti, illogici, oppure apatici, bloccati,
aridi o chiusi sentimentalmente.
Uno Shen inquieto "prende il volo" verso il suo Cielo,
il Fuoco divampa e il Cuore perde contatto con la Terra,
con il Corpo, con il suo Jing, la Sostanza yin per eccellenza, cioè con l'Acqua densa che sola può ricondurlo e ricanalizzarlo nella profondità della Terra,
​riportando equilibrio e quindi benessere, all'Imperatore, come a tutta la sua Corte.
Il Cuore è temerarietà, coraggio, impulso e desiderio di vita.
Il Cuore risuona con la Gioia.
​
Il Rene è profondità,
​conservazione e tesaurizzazione della vita.
Il Rene risuona con la Paura.
Ricordiamo l'immagine dell'Imperatore:
giovane, a tratti inesperto e spesso impetuoso,
mosso dalla grande voglia di sperimentare, conoscere e viaggiare, insieme all'anelito verso l'amore, l'amicizia,
​la comunicazione profonda.
Il Cuore arde dal desiderio di spendersi e di vivere la vita, nella totalità e nella pienezza, con Gioia
​e senza badare a spese..
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Come suo fedele e prezioso Tesoriere, il Rene esprime la ponderatezza e la saggezza di chi preserva e calcola,
le forze e le possibilità, le risorse e le energie,
indispensabili per concretizzare il Volere dell'Imperatore
e per mantenere nel benessere l'intero Palazzo.
Il Rene, qualora servisse, potrebbe ricondurre il suo Sovrano ai suoi limiti, anche in modo provvidenziale.
Questo senso del limite potrebbe tradursi in resistenza, oppure sfociare in Paura:
di vivere, di procreare, di rischiare,
​di sperimentare, di aprirsi, di amare..
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Torno a ricordare che qui non usiamo le categorie
del Bene e del Male, del Giusto e dell'Ingiusto,
del Bello e del Brutto.
Ogni sfaccettatura, come ogni emozione, ha il suo senso e il suo valore; ciò che può apparire come un limite,
in realtà spesso ha degni motivi per esistere e per esprimersi, più o meno profondamente, in noi.
Quando ci accorgeremo che un'emozione limita la nostra libertà di essere e di amare, ci preoccuperemo tuttalpiù di sanare e lenire eventuali ferite che sottostanno al limite,
​alla resistenza, alla chiusura o alla difficoltà.
Sarebbe poco utile ed efficace limitarci a distruggere un limite o una resistenza; sarà più utile prenderci cura di eventuali traumi o ferite che alimentano tale resistenza.
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Riconoscere la voce del Cuore oppure del Rene,
dentro di noi, non è poi così difficile.
Il Cuore - lo Shen, l'Anima -
brama di rotolarsi nel fango della vita,
senza porsi domande o risparmiarsi, in alcun modo.
Il suo obbiettivo è fare esperienza,
tutto il resto per lui non ha alcuna importanza.
Nemmeno il benessere all'interno del suo Palazzo è così rilevante per lui. Quasi non se ne occupa.
​
Il Rene, invece, conosce molto bene le necessità all'interno del Palazzo, ma si impegna a radicare il Volere del suo Sovrano, calibrando, dosando le forze e le opportunità.
Come Tesoriere, conosce e valuta costantemente le risorse disponibili e crea mediazione, tra il Cielo e la Terra.
Quando il Rene è esausto, il suo compito diviene pesante
o il Jing al suo interno è carente,
​porta il suo Sovrano allo spavento e alla chiusura.
La nostra esistenza è una continua mediazione,
un dialogo costante attraverso questo prezioso e delicato
Asse tra Cuore e Rene.

Laddove il Cuore vorrà portarci in viaggio,
per fare esperienze forti, avventurose, dirompenti e appassionanti, il Rene ci farà riflettere e ponderare le risorse economiche, le problematiche familiari, lavorative, fisiche..

Laddove il Cuore vorrà portarci a vivere senza freni o resistenze, senza paure o preconcetti qualunque avventura sentimentale, il Rene ci ricorderà le sofferenze del passato,
i dati realistici più o meno oggettivi, il rischio dolorosissimo di un'eventuale perdita o abbandono, la comodità della solitudine..

Laddove il Cuore vorrà portarci a vivere la sessualità con libertà e con la totale disponibilità alla procreazione,
​il Rene monetizzerà nel dettaglio le fatiche di queste gioie preziose..

Laddove il Cuore tenderà a farci fantasticare tra le nuvole del suo Cielo, il Rene ci richiamerà alla necessità del radicare e dare forma concreta al più aulico dei Propositi.

Laddove il Cuore vorrà che esprimiamo opinioni, sentimenti e valori, consumando voce, energia e passione, il Rene ci riporterà al benessere del Palazzo e ci chiederà se ne vale davvero la pena.
..E mentre questi nostri preziosissimi Spiriti dialoganti esprimeranno la danza della nostra vita, il Jing che abbiamo portato con noi su questa Terra, come dono prezioso del Cielo Interiore, nutrirà ogni nostra cellula.
A noi la scelta: 
​
Vivo o mi conservo? 
Mi esprimo o mi reprimo?
Amo o mi allontano?
Mi disperdo o mi preservo?

La nostra personalissima scelta
non sarà mai scontata,
spesso sarà motivata.
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Il tuo dolore è lo spezzarsi del guscio
che racchiude la tua capacità di comprendere.
E se potessi mantenere il cuore
sospeso in costante stupore
ai quotidiani miracoli della vita,
il dolore non ti sembrerebbe
meno meraviglioso della gioia;
e accetteresti le stagioni del tuo cuore,
come hai sempre accettato
le stagioni che passano sui tuoi campi.

Kahlil Gibran
Un grazie speciale ai miei clienti
che spesso mi "tirano fuori" questi pensieri.

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Autunno, la stagione del Polmone:               io ti accolgo.

10/10/2016

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di Simona Zannoni
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Portiamo consapevolezza, anche se solo in termini di suggestione e di immagine, attraverso la Medicina Tradizionale Cinese (MTC), a quest’organo così importante e così preminente in queste settimane.

Nei 5 movimenti, il Polmone è legato al Metallo, all’Intestino Crasso, all’autunno, alla secchezza e al moto della condensazione; questo significa che il Polmone, come micro cosmo, tende ad esprimersi come bruma autunnale – macro cosmo. 

Il Polmone teme la secchezza e agisce condensando il Qi.


È il primo ministro, il cancelliere, il funzionario che riceve le direttive dal Sovrano-Cuore e si occupa delle connessioni e delle istruzioni interne. 
Il suo compito è quello di trasmettere a tutti gli organi gli ordini dell’Imperatore.
È chiamato anche “ministro dei soffi”, perché attraverso il continuo va e vieni del respiro, il Polmone garantisce la comunicazione ancestrale tra l’essere umano e l’universo; garantisce il fluire del Qi in tutto il corpo, in tutte le direzioni, fino alle “più estreme regioni dell’impero”: la pelle e i peli, attraverso i quali si esprime e parla di sé.

La sua facoltà si esprime attraverso il naso e l’olfatto.
Il suo stato si esprime mediante la voce.
Le sue emozioni sono l’angoscia, l’ansia e la tristezza.
Il suo eccesso emotivo genera accumulo di calore perverso al centro, evaporazione, blocco circolatorio a livello de jiao superiore.
Il suo sintomo generale è la dispnea.

È sede dell’anima Po.


Attraverso naso, pelle e peli, è l’organo più a contatto con l’esterno, per questo risulta più vulnerabile all’invasione di fattori patogeni esterni, come freddo, vento, umidità, da cui provengono le diverse malattie da raffreddamento – influenze, raffreddori, bronchiti, ecc..

A livello emotivo, questa sua caratteristica fa si che risulti particolarmente implicato in tutti i problemi di rapporto tra l’interno e l’esterno, nel problemi “di pelle”, di rapporto con gli altri – esterni – e con se stessi – interni.


Quando la funzione del Polmone di “regolatore dei passaggi delle acque” sarà debole, il Qi faticherà a scendere e a dirigersi verso tutte le direzioni, tenderà a ristagnare a livello del petto, si formeranno edemi in diverse parti del corpo, stitichezza (legame con l’esterno in comunione con l’intestino crasso), eccessi e ristagni di muco (a livello bronco-polmonare e/o intestinale), ritenzione idrica, debolezza a livello del sistema immunitario (perché il corpo diviene più facilmente aggredibile dall’esterno), disturbi alla minzione, astenia. 

A livello emotivo, la debolezza del Polmone si manifesterà con preoccupazione, ansia, tristezza e depressione, soprattut-to laddove queste emozioni si protrarranno in modo prolungato, annodando il Qi a livello del petto, generando stasi e carenze del Qi.

La sedentarietà e l’immobilità, del corpo e del fluire emotivo, danneggiano e bloccano il Qi del Polmone.
​La coazione a ripetere, gli schematismi, i condizionamenti, gli automatismi, la staticità, la difficoltà a lasciar fluire e scorrere situazioni e/o vissuti – sia a livello fisico che a livello emotivo, ancora una volta – ledono il Polmone.


Una dieta ricca di cibi di natura fredda e crudi, così come il consumo eccessivo di latticini e formaggi, può generare accumulo di umidità interna, che andrà a colpire la Milza e tenderà ad accumularsi a livello del Polmone, sotto forma di muco e/o ristagni.

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Il Fegato e la sua Primavera

3/23/2016

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di Simona Zannoni
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Tra i 5 Movimenti energetici,
riconducibili alla Medicina Tradizionale Cinese,
quello del Legno è di gran lunga il mio preferito:
a tratti marrone e a tratti verde,
il Legno è colui che dà voce ed espressione
ad organi così importanti come il nostro Fegato e la Vescica Biliare e così spesso ci condiziona e ci costringe
​ad elaborare, canalizzare, trasformare.
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​Il Qi del Legno è pervasivo, irruente, faticoso
e insieme potentemente creativo, ​illuminante,
fondamento di grandi cambiamenti.
..ma ora mi spiego meglio.

 
Per risonanza energetica il Legno è riconducibile all’energia della primavera e delle fasi iniziali, alla nascita, al dinamismo, all’est, all’alba e al vento.
Dentro di noi assume il compito fondamentale di armonizzare, organizzare e permettere la libera circolazione del Qi, del Sangue e dei Liquidi, ruolo simile a quello di uno stratega militare o di un direttore d’orchestra;
per questo è in stretta collaborazione con tutto il nostro corpo, e per questo il suo movimento condiziona:


  • il nutrimento e la salute dei nostri muscoli
  • il flusso mestruale
  • la buona digestione degli alimenti – e non solo degli alimenti
  • il buon funzionamento dei nostri organi genitali
  • la natura delle nostre emozioni.
 
Inoltre governa gli occhi e si manifesta nelle unghie.
Il Qi del Legno distende, dispiega, rilascia.
Il suo movimento sale e soprattutto ha bisogno di fluidità,
di libertà e di possibilità.
Il Fegato teme e soffre la stasi – del corpo come delle emozioni – ogni forma di blocco e di limite.
Spesso, quando il Qi del Fegato trova impedimento o frustrazione, si esprime con rabbia e rancore.
 
Il suo è un movimento yang, dinamico, estroverso,
meno potente del Fuoco del Cuore,
ma più dinamico e veloce nei suoi cambiamenti.
Ogni forma di ristagno e di difficoltà nel movimento,
a livello fisico e fisiologico, indica quella che in MTC viene definita una stasi del Qi di Fegato.
 
Parlando in termini di emotività,
il Fegato è la sede dell’anima Hun.
Hun è tutto ciò che in noi manifesta un movimento verso il Cielo, ciò che si eleva leggero, etereo e puro.
Hun è ciò che nutre il Cuore e quindi lo Shen
(il sovrano del palazzo) con il sogno, l’inconscio, le intuizioni profonde, ma anche l’immaginazione, la creatività, la fantasia, l’ispirazione e la chiaroveggenza.
Hun è equilibrio tra le emozioni, tra conscio e inconscio, tra sonno e veglia.
​È il Fegato, con il suo spirito Hun,
a dare entusiasmo e vitalità alla nostra vita,
a bilanciare i diversi volumi delle emozioni che si affacciano costantemente alla nostra coscienza
e che chiedono di essere espresse senza rimozioni.
Inoltre è la Vescica Biliare che offre risposte
efficaci ed armoniose nei momenti stressanti della nostra vita, favorendo scelte e decisioni.
Ogni forma di stasi emotiva – prevedibilità, apatia, torpore, immobilità, ecc.. – indicano stasi del Qi di Fegato.
Altri segni di squilibrio dello Hun sono introversione, difficoltà alla progettazione e all’intraprendenza, paura, incapacità di prendere decisioni, frustrazione, mancanza di radicamento, ansia, insonnia, sonno agitato.

 
Possiamo fare tantissimo per migliorare le condizioni del nostro Fegato e della nostra Vescica Biliare:
  • nutriamoci meglio, evitando tutto ciò che sentiamo intossicante per il nostro organismo (in questa sede non mi dilungo)
  • favoriamo la detossinazione del fegato con tisane, preparati specifici, succo di mela, lavaggi del fegato, ecc..
  • aumentiamo ogni occasione di movimento:
    passeggiate immerse nel verde, attività di vario genere che ci facciano stare bene
  • danziamo, cantiamo
  • facciamo l’amore
  • usiamo voce e corpo per esprimere condivisione e amicizia
  • radichiamoci a terra con meditazioni e respirazioni profonde
  • prendiamo nota e impariamo dai nostri sogni
  • creiamo, dipingiamo, progettiamo, inventiamo..

L’energia del Legno ci porta ad esprimere e a gioire,
del nostro corpo, delle nostre potenzialità, della bellezza e delle nostre profondità;
​ci porta ad essere propositivi e radicati, efficaci nell'espressione di noi stessi e dei nostri valori più profondi.
È quella energia che da frustrazione irruente sa e può trasformarsi in vigorosa e gioiosa operatività.

Buonissima primavera a tutti noi!
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Il piacere è sacro

3/21/2016

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di Simona Zannoni
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​C’è stato un tempo,
più rimosso e dimenticato che particolarmente lontano,
in cui le nostre vite poggiavano su un sentire differente,
molto differente.

Molti sanno che da qualche mese il tema della sessualità
è divenuto per me punto di partenza e focus 
per un’elaborazione ed un’integrazione personale molto preziose, oltre ad essere un’occasione professionale che svolgo con entusiasmo e gratitudine.
 
“Il piacere è sacro” non è solo il titolo di questo articolo,
ma è prima di tutto il titolo di un libro di Riane Eisler:
un libro intenso, coraggioso e pieno di speranza.
Un libro che adoro.

Mi sono ispirata alle sue parole per approfondire la tematica del piacere e della femminilità, nell’ambito del mio progetto dal titolo “Sento Riconosco Contatto”.
 
Il lavoro di Eisler, insieme a quello di decine di studiose e accademiche che, a partire di Gimbutas, ha fornito prove e documenti su cui non è più possibile reagire snobbando o facendo “spallucce”.
Studiando questi testi si respira e assapora una freschezza piena di nostalgia, un senso ritrovato, quel tipo di rassicurazione viscerale che tocca corde e ricordi profondi;
e tutto questo sentire si può ritrovare non solo in cuori-menti-inconsci femminili, ma altrettanto in quelli maschili;
il maschile e il femminile sono due universi forse paralleli,
​ma insieme da sempre, sopraffatti e depredati dello stesso identico tesoro, sebbene in modo differente.
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A quale tesoro mi sto riferendo?
 
Mi riferisco al tesoro
su cui un tempo poggiavano
i nostri piedi, le nostre viscere
e il nostro sentire,
un tempo volutamente espulso e rigettato,
ma ancora vivo e ora riattivato, in molti di noi.

Mi riferisco ad un tempo fatto di celebrazione e ritualità,
un tempo nutrito ogni giorno dalla sacralità del Cielo e della Terra, del Sole, della Luna e delle Stelle, di Piante, Animali, Montagne e Pietre.
Un tempo in cui la ciclicità della natura trovava espressione
nel Corpo e soprattutto nel Corpo Femminile.
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Prima che arrivassero la spada, la separazione, l’invenzione del dio maschio, la sopraffazione e la violenza.. prima..
le nostre vite poggiavano sulla collaborazione generante, sull’amore senza possesso e contratti,
sulla celebrazione continua e costante della sacralità del corpo, del piacere e della fusione sessuale.


Qualcosa poi è cambiato.

Qualcosa ha portato l’idea del peccato e dell’impurità,
la sopraffazione del maschio sulla femmina,
l’idea del dominio e del possesso, il dolore e la separazione, dentro e fuori di noi.

La Dea è stata sepolta e forse qualcuno ha creduto davvero che la perdessimo nelle fiamme, che la dimenticassimo e che andassimo oltre la nostalgia di quel sentire fatto di armonia, cura, complicità e collaborazione.

..mentre a noi è sufficiente socchiudere gli occhi per riportare in vita e sentire la ri-narrazione della storia, in profondità.
 
Come scrive la Eisler: “Più e più volte ritornai a quel profondo desiderio umano di connessioni, di legami forgiati dall'amore e dalla fiducia, mediante la sessualità e la spiritualità. (…)
Gradualmente cominciai a comprendere che questo nesso tra sessualità e spiritualità, non era accidentale, ma ha in realtà radici antichissime”.

 
E’ possibile guarire ferite profonde e lontane portando alla consapevolezza tutto questo, a maggior ragione se e quando avvertissimo in noi germi di separazione e di dolore che si esprimono mediante e grazie al nostro corpo, mediante, soprattutto, le parti del nostro corpo deputate al piacere, alla comunicazione sessuale e alla potenza sacra ed estremamente vitale del sesso.
 
Si, perché il piacere è insito nel nostro corpo.

Da subito godiamo del contatto con la pelle di chi ci ama e ci protegge, amiamo attraverso gli odori e accogliamo la vita succhiando l’essenza di nostra madre; da subito godiamo dei suoni che ci risvegliano dai silenzi tenui dell’acqua e godiamo della luce del sole e dei sorrisi intorno a noi.
Molto presto incontriamo il piacere intensissimo e potente dei nostri genitali, e quel piacere è accessibile e meraviglioso come il contatto della pelle, come gli odori, i suoni e i sapori di chi amiamo, come la luce del sole.

Il piacere è dono immenso e disponibile, da sempre, da subito.
il piacere è bellezza, sacralità, leggerezza, gioia e potere creativo, da sempre, da subito.
 
Prima riconosceremo i condizionamenti e tutti gli inutili filtri che ci separano dal nostro piacere, prima torneremo a godere, gioire e vivere in pienezza. 
..e non solo in ambito strettamente sessuale.


Lasciare che l’energia sessuale e il piacere scorrano fluidi
nella nostra vita, significa trovare risorse e vitalità inimmaginabili e insondabili, energie preziose per creare ogni giorno l’opera d’arte del nostro vivere.


Lasciare che l’incontro sessuale, amoroso, profondissimo e creativo si esprima con gioia e profondità, significa generare in noi vitalità e pienezza.

Senza mai dimenticare un solo istante che è esistito un tempo in cui un qualunque re, per essere riconosciuto tale dal suo popolo, doveva unirsi nell’amore sacro e sessuale alla regina che lo avrebbe fatto rinascere come potente sovrano.

Ma noi non dimentichiamo.
Ricordiamo e torniamo a narrare una storia differente
​e ancora possibile.
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Perché la Medicina Tradizionale Cinese?

3/18/2016

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di Simona Zannoni
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Quando spiego a parole per quale strano motivo
io mi sia innamorata così tenacemente della MTC,
a 20 anni, quando ancora non in molti ne parlavano,
mi appello al tema della
complessità. 

​Si, la MTC è meravigliosamente complessa,
proprio come l'essere umano.


Ora sono tantissime le discipline che ci permettono
di occuparci in modo olistico
del nostro benessere e della vitalità armonica
tra corpo, mente ed emotività;
allora non c'erano tutte le preziose opportunità odierne.

Ho iniziato a cercare i perché e i per-come dei miei sintomi all'età di 18 anni e quando mi è capitato tra le mani
un libro di Shiatsu (Olo Shiatsu, per l'esattezza)
mi si è spalancato un mondo,
un mondo di cui sono tuttora innamorata.

Ho sempre rifiutato la banalità,
la riduzione intellettuale che vuole semplificare,
catalogare e controllare mediante una razionalità
che con la vastità dell'essere umano ha ben poco a che fare. 

Adoro l'intuizione, l'analogia, le associazioni che sanno collegare fatti, segni, sintomi, emozioni, suggestioni.
Trovo che queste facoltà siano la reale potenzialità
del genere umano
e la MTC porta proprio
a cercare soluzioni
​attraverso queste facoltà.
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La MTC incontra la persona nella sua interezza
e NON separa,
​ma tutto osserva e tutto accoglie.
Non immette nulla dall'esterno,
ma trasforma
promuovendo
​movimento e vitalità.
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Mi spiego meglio.
​
La MTC sostiene che qualunque malessere,
più o meno grave, più o meno profondo,
riconducibile alla sfera fisica piuttosto che alla sfera mentale, sia sempre riconducibile ad un’alterazione del Qi.

Il Qi - che volgarmente potremmo tradurre con il termine "energia", ma che preferiamo tradurre con il termine "soffi" - viene definito come 
"la forza vitale onnipresente ed intrinseca
a qualsiasi espressione esistente".


"I soffi sono la sola realtà.
Tutti gli esseri e tutte le cose
sono fatti di soffi
più o meno puri. 

Sono i soffi,
sostanza di ogni essere,
che fanno vivere tutti gli esseri".

Tratto dal Taipingjing

Quando il Qi può fluire liberamente,
muta e si trasforma nella continuità,
produce nuovi assetti ed equilibri,
e la persona prova benessere,
come micro-cosmo si ritrova in armonia
con il macro-cosmo che la circonda. 

Da qui la qualità della vita, la libertà di stare e sentirsi bene,
la possibilità di godere appieno della nostra vita,
di giocare al meglio la ‘partita’ della propria vita.
Quando invece il flusso rallenta o ristagna
si manifestano problemi di vario genere
e condizioni di malessere più o meno gravi. 


Pratico MTC dal 1996, faccio trattamenti
di Shiatsu, Tuina o Riflessologia Plantare, 
utilizzando principalmente le mani
(non agopuntura o farmacologia cinesi) 

e conosco bene l'esperienza del ricevere questi trattamenti: non è un lavorare con il corpo o per il corpo,
ma 
attraverso il proprio corpo,
​per raggiungere territori molto più profondi.

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​Lo Shiatsu, il Tuina e la Riflessologia Plantare 
non sono terapie alternative, né medicine non convenzionali, bensì discipline evolutive che hanno come obbiettivo quello di promuovere la piena espressione delle risorse vitali, prevenire le condizioni problematiche
e sviluppare l'adattabilità nelle circostanze meno facili
che possono presentarsi,
attraverso la pressione di punti e meridiani energetici,
luoghi privilegiati di contatto e di percezione del Qi. Interagendo con queste linee e con questi punti è possibile, non solo avvertire il flusso del Qi,
ma anche agevolarne il libero fluire.


La difficoltà di adattamento alle circostanze esterne
è un'importante causa di stress,
di continui conflitti al proprio interno,
oppure rivolti verso l’esterno;
in questo modo generiamo e perpetuiamo
traumi e memorie dolorose. 

 
Il rilassamento, fisico e mentale, che viene ricercato come primo obbiettivo durante un trattamento,
ci conduce per mano in quello spazio in cui la nostra mente agitata, non solo può “staccare la spina”, ma ha la possibilità di introdurre visioni più ampie, più 
possibiliste e aperte, meno assolute e rigide.



È in questo spazio
che possiamo vedere
sotto diverse e nuove angolazioni
i problemi e i pensieri
che affollano la nostra mente
e la nostra quotidianità.



E' qui che la visione si fa più chiara,
la mente non è più una scatola chiusa
con una sola via d’accesso,
​perché permettiamo l’aprirsi di diverse porte
verso differenti soluzioni.
Può nascere, 

in questo spazio privilegiato
​di calma mentale, 

quella consapevolezza nuova 
​che è condizione imprescindibile 

al cambiamento.

​..e allora tutto può accadere.


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    L'autrice

    Benvenuto e Benvenuta
    nel mio blog.
    Sono Simona Zannoni
    e qui troverai
    ciò che penso,
    ciò che vivo e
    ciò che condivido.
    Non ho mai smesso di cercare e scelgo di cambiare
    - idea od emozione - piuttosto che chiudermi
    in recinti tossici.
    Perché il cuore,
    così come la mente,
    ​è come un paracadute: funziona solo se si apre.

    ​

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